domenica 30 gennaio 2011

I Torricini

Maximus Ordo Torricinorum, ovvero il Supremo Ordine dei Torricini: è questo è il nome che i nostri maggiori decisero di assumere per il Sovrano Ordine Goliardico dell'Università di Urbino nell’immediato secondo dopoguerra.
Ma cosa sono questi torricini? Si tratta di due slanciati torrioni che delimitano la facciata del palazzo ducale di Urbino che verso la Toscana, racchiudendo gli ambienti più riservati della corte dei Montefeltro.

La realizzazione dei torricini è stata unanimemente attribuita fino a qualche anno all’architetto Luciano Laurana che a partire dal 1468 impresse una decisiva svolta in chiave rinascimentale alla lunga edificazione della residenza dei Montefeltro

A giustificazione dell'attribuzione al Laurana della facciata dei torricini vi sono:
a) la sigla FC posta sulle prime due logge (sigla che allude a Federico Comes, certamente anteriore all'agosto 1474, quando Federico divenne duca) ma Laurana lasciò Urbino per Napoli nel 1472;
b) l'origine dalmata di Laurana e l'ispirazione che questi avrebbe tratto dai minareti, ma in Dalmazia a quell'epoca non c’erano minareti;
c) l'unione della facciata dei torricini con le altre strutture adiacenti attribuite sempre al Laurana;
d) un documento relativo ad una controversia con un lavorante del cantiere del palazzo dalla quale si evince che i torricini “vacui” erano già stati realizzati.

Da qualche tempo la facciata viene attribuita al senese Francesco di Giorgio Martini, principalmente dall’architetto De Carlo, artefice della realizzazione delle principali opere universitarie nell’Urbino del XX secolo.
Fu il Martini a prendere le redini del grande cantiere dopo la partenza del Laurana e le considerazioni che rivolgono l'attenzione all'architetto senese sono prevalentemente di tipo stilistico.
Per Bonita Cleri: “la facciata (…) era assolutamente nuova: un prospetto da ammirare dalla valle e dalle vie di accesso al paese da occidente; essa, per il suo aspetto di fortezza, alludeva all’attività militare del duca, ma era nello stesso tempo ingentilita denunciando la natura pacifica del signore. 
I torricini sono una soluzione architettonica fondamentale di quella “città in forma di palazzo”, di quel “palazzo che non è né castello né casa protetta” e che, come scriveva Carlo Bo riprendendo Fabio Cusin: “rappresenta in sé l'opera 'politica' di Federico da Montefeltro”.
Scrive Mario Bucci: “Proiettato al di fuori e insieme legato tenacemente al contesto della città, fino ad identificarsi con essa, il palazzo di Urbino è come l'usbergo di una corazza, ma non invadente, nemica; una corazza da torneo, che è solo struttura geometrica, bella per naturale ed intrinseca forma, simbolo di una battaglia e di una guerra che sono lontane, ormai divenute cristallizzate, come nelle stupende armature delle battaglie di Paolo Uccello.”