domenica 27 febbraio 2011

Il secondo dopoguerra

Premessa  
     
E’ il secondo dopoguerra il momento culminante della Goliardia contemporanea. Compresso per due decenni, quasi come un’esplosione ricompare negli atenei il fenomeno goliardico più tradizionale. Un’esplosione i cui echi si sentiranno via via più flebili fino alla fine degli anni Sessanta. Echi che ancora possono udirsi seppur parzialmente, con forti differenze tra sede e sede, tra Ordine e Ordine, anche l’impostazione odierna degli Ordini goliardici.


1945. Nasce L’Associazione Goliardica Urbinate.  
     
Raccoglie l’invito del rettore Branca, nel segno della tradizione e di una rinnovata comunione d’intenti in ambito universitario, l’Associazione Goliardica Urbinate (AGU) che sorge a ridosso dell’anno accademico 1945-46. Sul mensile dell’ateneo, “l’Università Urbinate”, si dice nell’anno accademico 1945-46, ma Gaetano Quagliariello ne trova notizia nella rivista “Ricerca” del 15 ottobre 1945, quindi, poco prima dell’inizio dell’anno accademico.

In quei mesi, mentre in molte università italiane si susseguono scioperi e proteste, il clima studentesco a Urbino è così descritto dal rettore Branca nel discorso per l’apertura dell’anno accademico: “Nelle grandi Sedi universitarie, Roma, Bologna, Firenze, gli studenti sono agitati torbidamente, con scioperi e moti, spesso, di origini ambigue. I nostri giovani invece si son limitati ad esporre le proprie richieste con serietà e compostezza mirabili: qui non è dunque Bononia, ma Urvinum che docet”.

Forte deve esser stata la partecipazione studentesca a quella cerimonia se, in quel momento di travaglio, è in nome degli studenti (e non del re o di altre autorità) che il rettore Branca dichiara aperto l’anno accademico 1945-46. Del resto la Famiglia reale appariva screditata, e gran parte dell’università “adulta”, il corpo docente per esempio, era più o meno ampiamente compromessa col Fascismo.

L’AGU ha fortissime analogie con altre realtà simili sorte nelle università italiane. Per esempio con l’Associazione Goliardica Fiorentina o con l’Associazione Genovese Universitaria e questo non solo per una similitudine onomastica, ma per un comune intento, un comune sentire ed operare.
La gran parte di queste associazioni nacquero con l’intento di rappresentare tutta la categoria studentesca senza alcun genere di divisioni di parte secondo una visione di associazione aperta che si richiama ai principi ereditati dal periodo prefascista. Altre, invece, sostengono la necessità di un’associazione di tipo chiuso, cioè con l’adesione limitata a chi condivida, se non proprio un’ideologia, quantomeno un programma specifico.
Queste Associazioni spesso ottennero riconoscimenti formali di rappresentanza dall’Università, così come all’interno delle prime Associazioni Goliardiche rinascono i primi organismi di rappresentanza e la democrazia universitaria.
L’idea di rappresentare tutti gli studenti era velleitaria, e tale si rivelerà, ma è certo che l’intento fu sinceramente animato delle migliori intenzioni.
Citiamo da “l’Università Urbinate”: “L’AGU è sorta nel corso dell’anno accademico 1945-46. Subito è stata riconosciuta come portavoce ufficiale degli studenti urbinati, tanto è vero che l’Università attraverso l’AGU ha inviato i suoi rappresentanti al I° Congresso Nazionale Universitario, dato il suo carattere di associazione istituzionale, per cui di essa fanno parte di diritto tutti gli studenti iscritti alla nostra Università. Essa è dunque al di sopra di qualsiasi circolo o movimento politico, di qualsiasi frazione di Universitari”.

Ancora dal giornale dell’ateneo apprendiamo che gli scopi dell’AGU erano “l’assistenza a favore di tutti gli universitari, la tutela degli interessi di fronte alle deliberazioni del Senato Accademico ed in ultimo la ricreazione degli studenti nel periodo delle loro frequenze”. In questo senso l’AGU operò effettivamente: organizzando un servizio alloggi (ancora nei primi anni ‘50, ci racconta Vescarelli, l’AGU trovava gli alloggi, verificava il loro stato e assisteva gli studenti nella stipulazione del “contratto”); in ambito “sindacale” l’AGU ottenne risultati in ordine all’organizzazione dei corsi e alla frequenza dei professori titolari; sul fronte ricreativo l’AGU, in collaborazione con l’Università, ha allestito un Circolo con il bar “dove i prezzi sono più bassi che altrove”, la sala da ballo e una sala studio “riscaldata”.
Tale Circolo ricreativo vene subito allestito presso la Casa dello Studente che, almeno fino al 1948, era parzialmente occupata dagli sfollati. Per inciso il Circolo universitario rimarrà in vita fino alla metà degli anni ‘90, quando venne chiuso e ristrutturato per farne una triste e silenziosa sala studio. Gli ultimi quarant’anni di gestione saranno affidati costantemente ai celeberrimi Maria e Giovanni. Ma torniamo al dopoguerra.

Come in molte altre realtà universitarie, a Urbino è l’AGU (in quanto associazione generale) a farsi carico della costituzione del Centro Sportivo Universitario (CUS) e del Centro Teatrale Universitario (CTU).


La FUCI
     
L’AGU non era la sola associazione universitaria urbinate di un certo rilievo. All’epoca esisteva anche l’Associazione Universitaria Cattolica “Giorgio Frassati” legata alla FUCI. La FUCI fu l’unica organizzazione universitaria non fascista lasciata in vita dal Regime, per via del triplo filo che la legava al Vaticano: il segretario nazionale della FUCI era nominato dal Papa.
Raduno FUCI 1931 con mons. Montini

Così la FUCI urbinate interveniva sulla nascita dell’AGU: “L’Associazione Universitaria Cattolica “Pier Giorgio Frassati”, continuando nella sua opera di apostolato e di assistenza universitaria, saluta con viva soddisfazione il sorgere di una rinnovata Associazione Goliardica Urbinate e la costituzione del Consiglio dell’Interfacoltà, quale organo superiore rappresentativo presso l’Università, già da questa Associazione più volte proposto e propugnato sin dall’inizio del volgente anno accademico (1945-46, n.d.a.)”.


La democrazia universitaria 
     
Le Interfacoltà, veri e propri parlamentini, furono la prima forma di rappresentanza studentesca all’interno delle Università italiane dopo il Fascismo. In origine i membri vennero scelti per Facoltà, in seguito, lo saranno sempre più per orientamento politico.

Associazioni, come l’AGU ebbero indiscutibilmente un ruolo determinante nella rinascita della democrazia universitaria. Nel secondo dopoguerra, mentre l’Assemblea costituente redigeva la Carta costituzionale repubblicana, uno slogan in voga negli ambienti più consapevoli del mondo studentesco era: “La nuova democrazia non deve svernare fuori delle porte della cittadella universitaria”.

In ambito nazionale non tutte le Associazioni Goliardiche erano unanimemente orientate: le divisioni si videro con chiarezza al I° Congresso Nazionale Universitario, che si svolse a Roma dal 12 al 22 maggio 1946, convocato da un precedente Congresso interuniversitario tenutosi a Roma due mesi prima.
Cappelli piumati e mantelli degli antichi ordini goliardici si confusero tra i volti entusiasti dei giovanissimi e quelli più austeri dei reduci e degli ex partigiani tornati agli studi”, così Quagliariello interpreta il colpo d’occhio riportato dalle cronache giornalistiche di allora; così la massima autorità goliardica di Roma, il Pontefice Massimo dell'Archigimnasio Romano, salutava le delegazioni: “Grandemente dunque il Nostro cuore ha rivelato insospettate pulsazioni ne lo sentire che Eccellentissime Autorità Goliardiche eranvi convenute in gran pavese, contornate di valenti Dignitari in mozzetta e palafreni, sì come è usanza ne li Atenei al Nostro limitrofi o più distanti”.

A questo I° Congresso Nazionale Universitario, in rappresentanza dell'Università di Urbino partecipò Sergio Antonelli, poi divenuto ordinario di Diritto costituzionale, ma allora matricola. Antonelli venne chiamato a far parte della Presidenza di quello storico Congresso. Vi partecipò anche Giorgio Napolitano, poi Presidente della Repubblica che lo ricorda nella biografia ufficiale sul sito del Quirinale.

Proprio in quell’occasione, come detto, vennero nuovamente in luce le diverse posizioni all’interno del composito mondo studentesco. Le posizioni erano sostanzialmente tre: i cattolici, i frontisti e i goliardi.
Le organizzazioni cattoliche individuavano lo studente come “universitario in quanto tale”, in contrapposizione ai frontisti, ma al contempo attaccavano i goliardi per i loro riti immorali; i frontisti (socialisti e comunisti), proponevano invece il modello di studente come “lavoratore intellettuale” (quindi alleato alle altre categorie di lavoratori), ma anche loro che attaccavano la goliardia per il suo carattere elitario; infine c’erano i goliardi, che riproponevano l’antico (utopistico?) modello di una cittadella universitaria aliena dalle diatribe esterne, con gli studenti schierati a fianco dei professori a vantaggio dell’istituzione universitaria, quindi studenti non necessariamente contrapposti ai professori come potevano esserlo i lavoratori ai padroni.

La polemica fu accesa ed è probabile che, proprio perché schiacciati tra cattolici e frontisti, parecchi studenti della cosiddetta area laica (liberali e repubblicani) si avvicinarono alla Goliardia più integralista cui peraltro li legava un patrimonio comune di tradizione risorgimentale o esperienze antifasciste come l’Unione Goliardica per la Libertà.
Anche nell’ambiente propriamente goliardico c’erano, naturalmente, posizioni più sfumate e, nell’insieme, gli studenti che si ritrovavano nelle posizioni della goliardia più radicale, fecero in quell’occasione un buon passo verso l’accettazione del nuovo che veniva loro proposto e dai colleghi frontisti e da quelli cattolici.

A proposito di queste diatribe congressuali è interessante ricordare un commento di Mario D’Addio, esponente di punta dell’area frontista: “finalmente sono arrivato a comprendere che essere goliardi vuol dire anche fare gli interessi della propria Università. Sinora ho ritenuto che Goliardia fosse soltanto pennacchi e medaglie. Adesso mi accorgo che è anche qualche cosa di serio”. I fucini commentarono: “tra dogi e baroni anche D’Addio diventa Goliardo”.

Tra i passi significativi dei goliardi integralisti verso una nuova concezione del mondo universitario, vi fu quello della partecipazione con una propria lista alle elezioni per la costituzione della delegazione per il Congresso dell’Unione degli Studenti, che si sarebbe tenuto a Praga nei mesi successivi.

La lista Goliardica, con a capo l’indomito Tribuno di Trieste Oberdan Pierandrei che aveva tuonato contro le Interfacoltà, si aggiudicò il secondo posto, dopo i frontisti e prima dei cattolici. Il delegato di Urbino Sergio Antonelli, pur cattolico d’estrazione, si candidò nella lista goliardica ottenendo 15 voti e arrivando decimo su sedici.
Quel risultato della lista goliardica fu il primo di una lunga serie di successi dell’area Goliardica all’interno della rappresentanza universitaria.

Le polemiche di fondo tra i diversi schieramenti universitari rimasero aperte e più o meno velatamente accompagnarono la storia studentesca fino al 1968 quando, mutato ormai completamente il panorama sociale negli atenei, improvvisamente la Goliardia venne travolta con tutto il sistema della rappresentanza fino al livello nazionale dell’UNURI.


1946. Nasce il Maximus Ordo Torricinorum
     
L’immediato secondo dopoguerra fu caratterizzato da una fenomenale esplosione di voglia di vivere. Vent’anni di Regime, e cinque anni di guerra, avevano lasciato il segno e se ne voleva cancellare la traccia. E’ indubbio che questa carica positiva fu alla base del risorgere dei vecchi ordini goliardici e della nascita di quelli nuovi. Era il desiderio del gioco puro e semplice, anche tra i fuoricorso, a costituire l’humus di quella ripresa.

Così, il ricordo di quel momento, nell’intervento di apertura di Franco Roccella al Congresso dell'Unione Goliardica Italiana (UGI) del 1954: “Pochi di noi ricordano ancora il tempo delle prime inquietudini: quell’atmosfera particolare del dopoguerra da cui nacquero tutte le iniziative scaturite dall'entusiasmo e dall’impulso. Quel giorno ci sorprese negli atenei in circostanze di estrema ingenuità, lanciati euforicamente a ricostruire le feste dell’antica goliardia, con l’inevitabile gusto di riprendere ciò che era stato proibito”.

E’ nel 1946 che, a Urbino, dalle fila dell’AGU nasce il Maximus Ordo Torricinorum.
Casi analoghi si verificarono in varie città, come per esempio Firenze. Anche a Firenze, l’Ordine Goliardico di  San Salvi rinasce all’interno della locale Associazione Goliardica.

La prima notizia relativa al MOT appare su “l’Università Urbinate” nel numero del 30 settembre 1946: “Per l'organizzazione dell’attività goliardica, di quella goliardia spensierata che nella nostra Urbino si è conservata così come le altre bellezze rinascimentali, i goliardi urbinati dell’AGU hanno costituito il ‘Maximus Ordo Torricinorum’. Gite, balli, festa della matricola sono già in programma”. Il medesimo articolo ci informa che al MOT aderivano studenti con almeno otto bolli. C’era stata la guerra e parecchi erano gli studenti reduci o che avevano abbandonato gli studi in un’Italia divisa in due: chi per arruolarsi negli opposti schieramenti, chi per sfuggire alle chiamate alle armi obbligatorie della RSI. Il MOT era dunque un Ordine elitario, oggi si direbbe di soli nobili (qualcosa di simile al Sacer VenerabilisQue Fictonis Ordo di Bologna), formato da un Duca, una Duchessa, tre Marchesi, sei Conti ed un numero imprecisato di Valvassini.


Politica, divertimento e assistenza
     
In ambito nazionale, dopo il fallimento della convocazione a Bologna di un Congresso per la costituzione di una Federazione Goliardica Italiana, ai primi di aprile del 1946, il Doge del Dogatum Cafoscarium (Ordine goliardico di Venezia) convocò nella sua città i Principi della Goliardia Italiana. Quell’incontro gettò le basi della ripresa di una Goliardia consapevole del suo ruolo. In quella sede i Principi della Goliardia si riconobbero nelle espressioni che vennero a costituire la celebre definizione del cosiddetto Concetto di goliardia:
Goliardia è cultura e intelligenza. E’ amore per la libertà e coscienza della propria responsabilità sociali di fronte alla scuola di oggi e alla professione di domani; è culto dello spirito che genera un particolare modo di intendere la vita alla luce di un’assoluta libertà di critica, senza pregiudizio alcuno, di fronte ad uomini ed istituti; è infine culto delle antichissime tradizioni che portarono nel Mondo il nome delle nostre libere Università di Scholari”.

Al convegno di Venezia non c’erano i Goliardi di Urbino che però lo stesso anno parteciparono a un Convegno goliardico a Rimini, come riporta il giornale d’ateneo: “al convegno goliardico di Rimini, gli urbinati hanno dato prova della loro tradizionale vivacità”. La partecipazione fu possibile grazie al generoso contributo che i rettore Branca non mancava di destinare alla goliardia, come ci ha ricordato Antonio Bigonzi, primo duca del MOT col nome di Big I.

Numerose erano iniziative goliardiche, corredate dalla pubblicazione di numeri unici, con vignette, caricature e parodie. Tra esse la festa per l’accoglienza delle matricole che giungevano a Urbino per la prova di ammissione alla frequentatissima facoltà di Magistero, era organizzata dal MOT con ampia partecipazione di studenti e professori e in un occasione ebbe per tela la “Serata del Cinese”. Il MOT e l’AGU contribuirono a finanziare anche una “sciopoli” di dieci giorni.
Talvolta i Goliardi del MOT venivano invitati da qualche facoltosa famiglia nelle residenze di campagna per festeggiare il prossimo ingresso all’università di un loro figliolo, sperando di ottenere dalla corte ducale un trattamento di favore il occasione del rito della matricola: questo è quanto ci raccontò Bigonzi nel 1994; ma lo stesso, quasi cinquant’anni prima, nel 1946, ammoniva dalle pagine del giornale d’ateneo: “Matricole attenzione! Secondo le disposizioni impartite dalla Corte Ducale tutti li papiri matriculari debbono portare, pena nullità, lo sigillo dell’Ordine. Hoc dixi. Big I° Dux”.

Il 19 aprile 1947, si tiene a Urbino il Congresso locale per la costituzione della delegazione urbinate da inviare al Congresso Nazionale di Torino. Una delegazione di tre studenti aveva già partecipato ai lavori precongressuali tenutisi a Roma in Gennaio.  Il meccanismo di scelta dei delegati per Torino è complesso: il Congresso doveva eleggere 27 Grandi elettori che poi dovevano eleggere i nove delegati spettanti all’Università di Urbino. Risulteranno eletti: Alfredo Cossi, Enrico Garulli, Sergio Antonelli, Renato Valentini, Roberto Ceccaroli, Maria Ceccarini, Giorgio Savoldelli, Ennio Ridolfi, Antonio Bigonzi.
Sempre nel 1947, in giugno, si tenne la Festa della matricola e, per il relativo Numero Unico, la Corte del MOT invitò per tempo gli studenti ad inviare materiale.
Nello stesso anno si tenne il III Congresso dell’UGI che, modificando l’orientamento prevalente nelle associazioni goliardiche, decise un orientamento nel senso dell’associazione chiusa.

All’inizio dell’anno accademico 1947-48, il Presidente e la Direzione dell’AGU, lasciando il loro mandato, riepilogarono le intenzioni e relazionarono su quanto fatto durante l’anno trascorso: “Una attività nata da uno spirito goliardico inteso nel suo senso migliore e che ritrova la sua ragione nella vecchia tradizione urbinate”. Il motivo della Tradizione fu elemento determinante della vita goliardica di allora, in sintonia con le posizioni del Rettore Branca che sommariamente abbiamo ricordato. La relazione prosegue chiarendo che “la nostra goliardia non è soltanto spensieratezza, ma coscienza di una responsabilità, serena visione del dovere, fusione intima di cultura e intelligenza”. E’ del tutto evidente il riferimento al Concetto di goliardia espresso a Venezia, ed è chiara la posizione dell’AGU all’interno delle numerose che animavano il mondo delle associazioni goliardiche italiane.

Leggiamo ancora, dalla relazione, che l’AGU: 1) ha curato l’elezione dei Consigli studenteschi di facoltà; 2) ha promosso una sottoscrizione a favore dei profughi giuliani; 3) ha assicurato assistenza per l’esame d’ammissione a Magistero; 4) ha continuato a gestire il Circolo: “per quanto la nostra insegna sia brutta e scorticata: bandiera vecchia, onori di capitano!!!”; 5) ha organizzato serate danzanti, gite turistiche, festa delle matricole e ha partecipato brillantemente a manifestazioni goliardiche nazionali.



Prosegue il comunicato del Presidente dell’AGU: “fraternamente accoglieremo nel prossimo anno accademico le matricole i nuovi iscritti e gli anziani che ritorneranno a noi (...) sempre accomunati dal nostro spirito goliardico, sano spirito, anche se talvolta ‘dice qualcuno’ un po’ spregiudicato”. La spregiudicatezza riguardava verosimilmente il rito del processo matricolare con connesso papiro per il quale la corte ducale torna ad ammonire le matricole dalle pagine de “l’Università Urbinate”: “Nos nobilissimi Cortigiani dello Magnificentissimo Duca di Urbino, Montefeltro e Castella varie, rimembriamo cum magno paternoque calore a tutte le ‘matricole’ partorite in questo felice anno di grazia che li ‘papiri matricular’' non saranno considerati validi se mancanti dello Nostro Onorevolissimo et Nobilissimo Sigillo particulare. Hoc diximus”.
Sempre sul giornale dell’università, con riguardo al MOT, si precisa puntigliosamente che trattasi di un “organismo costituito dai ‘pluribollati’ della varie Facoltà che svolge attività prettamente goliardiche”.

Il 18 marzo 1948, gli studenti dell’ateneo urbinate sono riuniti in assemblea straordinaria. Le imminenti elezioni politiche nazionali risaltano con maggiore forza alla luce dei tragici fatti della Cecoslovacchia, avviata violentemente verso un nuovo totalitarismo, dopo quello nazista appena trascorso. Così dall’assemblea viene lanciato il seguente appello:
Per la Libertà della Cultura
Di fronte all’ondata di idee e programmi sorretti da propositi totalitari, volti apertamente all’asservimento politico della cultura, che in un’alleanza di pochi intellettuali trovano un debole e artificioso motivo di autorità e prestigio;
mentre alla pressione della violenza e della intolleranza l’ideale di Libertà ha reagito in questi giorni nei liberi studenti cecoslovacchi: vittime ieri della ferocia nazista, oggi di nuova dittatura;
Noi, Studenti Universitari del Libero Ateneo Urbinate,
profondamente scossi dal valore di questa nobile ed ardente resistenza, compresi ed animati del miglior senso della tradizione universitaria italiana e latina, libera espressione di cultura e di civiltà, sentiamo il dovere e la necessità di una energica presa di posizione per difendere e salvare la Libertà.
Colleghi di studio di oggi e di ieri
Uomini di cultura e di pensiero!
Assumiamo tutti, intera, la nostra responsabilità.
Non rimaniamo assenti dalla lotta!
Ricordiamo che
Cultura è Libertà - Libertà è vita.

In questo clima, al Congresso di Perugia del 1948, convocato da un ordine del giorno del citato Congresso di Torino, nacque l’Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana (UNURI) che raccoglie i rappresentanti degli organismi rappresentativi delle varie Università italiane. Costituiva una sorta di parlamentino nazionale dove numerosi politici ebbero occasione di farsi le ossa, e dove, ricorda Giampiero Mughini, “a parlare solo mezzora era come se ti confessassi analfabeta”.
In quella sede si confermò una sostanziale linea anti-frontista, che perdurò per quasi dieci anni che si concretizzò in un’alleanza tra l’ala goliardica, espressa dall’Unione Goliardica Italiana e quella cattolica, espressa dall’Intesa.

Giusto per dare un quadro della situazione di quegli anni, nel 1949 alle elezioni universitarie i cattolici dell'Intesa presero il 42% dei voti, i Goliardi il 40%, i comunisti del Cudi il 14% e la destra il 4%.

Sulle pagine del giornale d’ateneo, all’inizio dell’anno accademico 1948-49  il presidente dell’AGU descrive con queste parole la sua organizzazione in una sorta di appello all’adesione: “l’AGU è la tipica espressione della ripresa universitaria dopo gli anni di conformismo e di guerra: ripresa di organizzazione e di lavoro in un clima di rinnovata libertà e sana goliardia.
Libera da ogni interferenza politica le è stato possibile imporsi per la sua indipendenza di fronte alla massa universitaria che ha trovato in essa l’Associazione tipo, serena, accogliente, elegante e sempre in linea nelle manifestazioni universitarie locali e nazionali”.
Si comprende che sul finire degli anni ‘40 lo spirito dell'AGU era ancora quello originario, di un’associazione completamente apartitica e con pretese di rappresentanza unitaria. Ma le cose saranno destinate a mutare.
Per la metà del gennaio 1950, l’Ordine di San Salvi e l’Associazione Goliardica Fiorentina (travolti da una bufera giudiziario-giornalistica) convocano a Firenze un Convegno dei Principi della Goliardia. Anche in quella sede si riproposero i soliti problemi e si accese il dibattito sul modello di Associazione e Ordine, aperti o chiusi. I contrasti sono aspri tanto che i rappresentanti di Venezia, denunciando una possibile politicizzazione, decidono di non aderire all'Unione Goliardica Italiana.
     
E’ in quel frangente che emerge la crisi dell’AGU. Noi l’intravediamo dal ripetersi eguale a se stesso (nel 1948, nel 1949 e nel 1950) dell’appello all’adesione pubblicato da “l’Università Urbinate”: un ripetersi burocratico, che stride con l’entusiasmo degli anni precedenti e con lo stesso spirito della Goliardia.
L’impressione è confermata da un articolo apparso sulla medesima rivista nell’aprile del 1951 nella rubrica “Notiziario dell’Associazione Goliardica Urbinate”. Il titolo è drammaticamente eloquente: “La nostra crisi”.
E’ il consiglio direttivo dell’AGU che scrive, e le parole sono decisamente eloquenti: “Diciamo subito che questo non vuole essere il solito richiamo che già conosciamo, con promesse e intenzioni che per quanto buone sono sempre rimaste purtroppo tali”.
L’articolo denuncia una carenza di iscritti. Non sappiamo quanti fossero gli iscritti di allora, ma la pretesa di almeno mille adesioni su quattromila iscritti all’Università, ci fa comprendere come non fosse ancora sopito lo spirito originario dell’AGU di una rappresentanza globale del mondo studentesco urbinate.
L’articolo individua le cause della decadenza: “se questa crisi esiste la ragione è da ritrovarsi anzitutto nella diversità profonda di interessi, di partecipazioni e di ambiente che distacca il nostro presente dai giorni ben diversi dell’AGU di tre o quattro anni fa. C’è anche, è vero, una carenza di elementi cresciuti nel principio della vita goliardica, ma questa deficienza si potrebbe pur risolvere attraverso gli apporti dei giovani che ogni anno salgono a noi”. Il Direttivo dell'AGU ricorda le potenzialità delle strutture dell’AGU ed esorta i goliardi dell’Ateneo a “riaversi dalla crisi che ha svuotato le poche iniziative finora tentate e soprattutto a riannodare più strettamente le file della nostra vita goliardica”. Il punto è ribadito con chiarezza: “non è giusto che l'AGU muoia, perché la sua ragione di essere è nel concetto stesso della goliardia quale noi la intendiamo: sorriso e sereno lavoro”.
Di chi è la responsabilità di questa crisi? “è un po’ di tutti; forse di quelli che ieri hanno diretto o di noi che oggi dirigiamo; ma soprattutto è di tutti quei goliardi non iscritti, che frequentano tuttavia le nostre sale, pronti magari a dire che l’AGU ‘non fa niente’.
La ricetta indicata fu una sola: l’iscrizione: “L’AGU chiede la vostra partecipazione per non morire, per non arenarsi ancora nella indifferenza e nella noia, e soprattutto perché non muoia con essa il nostro spirito goliardico indipendente e sereno”.
Il Comitato provvisorio per la riorganizzazione dell’AGU era così formato: Adamo Cecchini, Tullio Lucciarini, Pino Raichi, Luigi Rosati, Sergio Staccioli e Giorgio Vescarelli.

E’ interessante notare che, se l’AGU si ripete stancamente tra il ‘49 ed il ‘50, il MOT è completamente scomparso dalle pagine de “l’Università Urbinate”. Sembrerebbe non essere un caso: Giorgio Vescarelli, che abbiamo trovato nel Comitato AGU del ‘51ci ha  confermato che tra Bigonzi (Duca dell’immediato dopoguerra) e lui stesso (Duca prima di De Angelis, quindi 1952 ciarca) non ci furono altri Duchi del MOT.

Probabilmente la crisi sentita dall'AGU doveva essere ancora più forte nel MOT che, come formazione effimera, e non condizionata da una vera e propria struttura organizzata, era più sensibile alla presenza, o meno, di una vivida partecipazione degli studenti. Questo senza tenere conto degli otto bolli previsti nel 1946 per farne parte, probabilmente ormai troppi, passato il momento del ritorno agli studi dei reduci di guerra. Inoltre Vescarelli ci disse che a quel tempo MOT ed AGU erano praticamente la stessa cosa. Lui stesso, come membro dell’AGU, si ritrovò Duca del MOT quasi per caso quando, in occasione di una festa in costume rinascimentale: “forse perché, allora, portavo la barba e sembravo più grande degli altri”.  Ma forse non fu solo quello per come l’ abbiamo conosciuto, al suo ritorno dopo molti anni di vita fuori Urbino, ci è apparso una persona piena d’iniziativa, la stessa che doveva animarlo allora, come traspare dai suoi racconti.


ORUU - UNURI: La rappresentanza universitaria  
     
Quale risvolto ebbe la crisi dell’AGU negli organismi rappresentativi? Non lo sappiamo. Sappiamo invece che nel 1950 una legge dello Stato impose la costituzione degli Organismi Rappresentativi Universitari. A Urbino sorse così l’Organismo Rappresentativo Universitario Urbinate (O.R.U.U.).


Secondo alcuni, l’istituzione ufficiale degli Organismi rappresentativi, diede una spinta ancora più forte alla politicizzazione delle associazioni goliardiche. E a Urbino?
Un articolo di Sergio Antonelli del maggio 1952, apparso sul mensile dell’Università, in modo assai significativo, ci spiega il valore della “Rappresentanza universitaria”: alla base vi erano i Consigli studenteschi di facoltà per i rapporti tra studenti e corpo docente di facoltà; ciascun Consiglio trattava di lezioni, orari, date degli appelli, appelli, tasse, laboratori, programmi ecc.
I vari Consigli di Facoltà inviano alcuni rappresentanti al Consiglio dell’Interfacoltà. Questo era composto dai predetti rappresentanti delle facoltà più alcuni rappresentanti direttamente eletti dalla “assemblea generale del Congresso annuale di sede”.
Antonelli chiosa così la sua spiegazione: “la Interfacoltà così fatta dicevo, può veramente dirsi l'Organismo rappresentativo tipico degli universitari, ossia il ‘governo dell’Università’."
Maggio 1952, elezioni Interfacoltà, Sergio Antonelli scrive alla sua destra Giovanni De Angelis

Sempre nel 1952, a Firenze, si tiene un Congresso dell’UGI dove si accentuano le spaccature di sempre. E' interessante notare come, nel giudizio su questi anni, e su quelli immediatamente successivi, il mondo goliardico di allora si divida tra chi enfatizza la politica (celebre lo slogan di Franco Roccella, Presidente UGI: “La politica nelle Università, fuori i partiti dall’Università!”) e chi, invece, ripudia la politica denunciando un’intromissione che definisce “partitocratica” nelle associazioni universitarie goliardiche.
Chi legga libri o articoli, anche recenti, sull’argomento troverà che quella fondamentale divergenza di pensiero sulla lettura dei fatti di allora non è ancora sopita ai giorni nostri.

Nel maggio 1953 viene proclamato duca del Maximus Ordo Torricinorum Giovanni De Angelis, che assumerà il nome di Materasso II, in onore di un locale ladro di polli al posto del quale era stato fermato per errore dalle forze dell’ordine tempo prima.

Giovanni De Angelis è proclamato Duca

Il Congresso dell’UGI di Firenze e quello successivo di Milano del dicembre 1953, segnarono l’apoteosi della goliardia, che però, paradossalmente, fu il segno di una crisi che si fece via via sempre più evidente, nonostante i futuri successi elettorali delle liste goliardiche alle elezioni universitarie.

Per descrivere la situazione urbinate di quegli anni, sono interessanti un articolo ed un manifesto del dicembre 1953.
Il manifesto, a cura del Consiglio dell'Interfacoltà, afferma tra l’altro: “il Consiglio dell’Interfacoltà (...) Rivolge il suo saluto fraterno a tutti gli universitari e li invita a partecipare attivamente alla vita dell’Ateneo, con l'impegno e la serietà degli uomini di studio e la consapevolezza delle future responsabilità nella società. Li invita inoltre ad una spontanea e generosa adesione alle organizzazioni studentesche, onde facilitare un sempre più valido incontro fra i giovani ed una comune ricerca di valori culturali e morali del nostro tempo”.
L'articolo, scritto dal presidente dell’Interfacoltà Sergio Antonelli, era intitolato “Matricole e papiri....” Lo riportiamo integralmente.
Inizia un nuovo Anno Accademico e con esso ritorna, sempre attuale, il vecchio motivo della ‘matricola’.
Non si ritiene inopportuno richiamare l’attenzione degli universitari intorno a questo argomento, non sempre considerato alla luce delle migliori concezioni universitarie e goliardiche.
Goliardia non è sfrenata spregiudicatezza, né, tanto meno, banale licenza, ma intelligente consapevolezza di una responsabilità e di un prestigio culturale e sociale e sensibile comprensione di situazioni attuali.
La ‘matricola’, e ciò che ne costituisce in particolare ‘il rito’, deve rimanere per tutti un piacevole ricordo!
Si osservi dunque questa tradizione, perché è bello mantenere in vita un simpatico motivo di vita universitaria che esprime la continuità della goliardia attraverso i tempi, ma si tenga presente sempre che educazione, equilibrio, comprensione, sono elementi che non stonano in persona intelligente”.

Sfortunatamente la rivista dell’ateneo, “l’Università Urbinate”, nei numeri successivi perde la felice caratteristica di giornale per assumere quella fredda del bollettino amministrativo, burocratico, fino trasformarsi nel vademecum che anche noi abbiamo conosciuto: indispensabile per l’iscrizione,la scelta del piano di studi, ma inutile al nostro scopo di ripercorrere le vicende studentesche.

Purtroppo l’archivio di Giovanni De Angelis, emerso dall’oblio nella metà degli anni Novanta, non venne consegnato al MOT, ma ad altre persone che ne hanno di fatto decretato nuovamente la scomparsa per un interesse del tutto privato, a svantaggio della comunità goliardica e di quelle degli studiosi del fenomeno.

L’epoca del lungo ducato di Materasso II, che durò dal 1953 in poi, fino a quando il fenomeno goliardico fu cancellato dal movimento studentesco del Sessantotto, fu l’epoca d’oro della goliardia urbinate. Tuttavia, accentrato attorno alla figura del Duca, l’Ordine non assunse un ruolo proprio come accadde invece in altre realtà universitarie.

Per tutto ciò Materasso II divenne una delle più celebri figure del panorama goliardico nazionale, la cui rinomanza dipese anche dalle sontuose Feste della matricola. Tra il 1967 e il 1968 si determinò la caduta la Goliardia pubblica  Il fenomeno sparì completamente o si appartò in ristretti ambiti di irriducibili cultori della tradizione, venuto meno per ragioni sociali e politiche quel retroterra ideale che aveva caratterizzato per secoli la Goliardia, parte del fenomeno venne ricondotto o identificato con ideali e ambienti riconducibili a quelli che ne decretarono la soppressione nel venennio fascista.  Materasso II continuò ad essere "il Duca" per la città e per quel che sopravviveva di goliardico a livello nazionale. Qualche suo ultimo collaboratore frequentò i rarissimi momenti d'incontro a livello nazionale, mentre uno studente di Economia (all'epoca sede distaccata ad Ancona) si proclamò Duca col nome di Branda I. Un fatto che, al di là di qualche articolo di stampa, si esaurì senza lasciare traccia, a fronte del peso della figura di Materasso II.

Le organizzazioni studentesche urbinati non hanno lasciato alcuna traccia di sé, l’archivio dell’Ateneo appare privo di qualsiasi documento utile. Anche la sezione urbinate dell’Archivio di Stato, che conserva la documentazione sul GUF, non ha nulla relativo alle organizzazioni democratiche del secondo dopoguerra. Per ricostruire la vicenda goliardica occorrerebbe rifarsi alla stampa quotidiana e alla memoria personale di chi visse quegli eventi, con tutti i problemi del caso. 
Alcune informazioni sono state reperite ma sono in fase di rielaborazione.

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente politico possiamo ricordare che, a livello nazionale l’Intesa universitaria continuò a raccogliere tutti i movimenti d’area cattolica, conservando sempre un ruolo importante nel governo dell’UNURI.


Il CUDI, che raccoglieva gli studenti d’area comunista e socialista, constatato il proprio fallimento, si sciolse nel 1957 per confluire nell’UGI.

L’UGI, laica, radicale, liberale, repubblicana, da un atteggiamento fortemente antifrontista,
si aprì agli studenti (non ai partiti) d’area comunista e socialista, nel 1957. Ma l’agire politico degli studenti di quell’area non poteva ridursi alla somma di atteggiamenti personali.
UGI 1960, Congresso (?)

Lo spostamento a sinistra dell’UGI decretò l’uscita degli studenti d’area liberale e antifrondista che fondarono l’AGI, nel 1958.

Nel 1963 l’UGI ormai è ormai in mano agli studenti socialisti e comunisti.

La nuova giunta dell’UNURI del 1964 costituita da Intesa e UGI, vide per la prima volta riuniti ufficialmente in una qualche forma di governo, i cattolici e i social-comunisti.

La crisi del sistema della rappresentanza studentesca, così come nato spontaneamente alla caduta del fascismo e successivamente formalizzato e legalmente riconosciuto, entrò in crisi nella metà degli anni Sessanta, in concomitanza con la nascita del Movimento studentesco per la riforma del sistema universitario.


Il 1967 è l’anno della crisi: gli organismi di rappresentanza vengono delegittimati dalle assemblee di facoltà, ma la critica è anche interna, ma questa non riesce a riformarsi, totalmente rifiutata delle assemblee. La politica universitaria svolta negli organismi rappresentativi è giudicata verticistica, parlamentarista nel metodo e riformista nel merito.

Sul finire del 1968 l’UNURI decreta l’auto scioglimento nella totale indifferenza dell’opinione pubblica, anche universitaria.

La vecchia feluca, che per quasi un secolo caratterizzò l'ambiente universitario italiano, quale simbolo comune della condizione studentesca, a parte pochi gruppi semiclandestini di Goliardi, rimase solo nel simbolo del missino Fronte Universitario d'Azione Nazionale (FUAN) fondato nel 1950. Un a banale operazione grafica sostituì la feluca al fucile nel veccio simbolo fascista del "libro e moschetto".